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Il racconto del nostro presente

Incontro con Gianluigi Colin, nel suo studio al Corriere della Sera, dove è art director.

Prima della conversazione ha realizzato un lavoro, documentato nel video, ispirato alla parola “crescita” per un numero del settimanale femminile allegato. Un esempio di come opera, partendo dai concetti dell’attualità – qui la parola “crescita”, molto urgente – con parole e immagini estrapolate dai quotidiani (che si sa non hanno vita lunga…) e l’uso di strumenti come la fotocopiatrice, la fotografia, il ritocco, il web.

Ha sempre utilizzato tecniche diverse: la macchina fotografica (fotografa da quando aveva 14 anni) che gli permette di fissare istanti, sguardi sugli eventi; nelle dinamiche del rapporto con il mondo dell’informazione la fotocopiatrice, uno strumento meccanico, freddo, alla quale ha dato una connotazione diversa trasformandola in uno spazio di creazione estetica.

Colin opera concettualmente con i fatti del presente, sedimenta visioni e fissa momenti, ma spesso rielabora, sovrappone e assembla immagini che richiamano anche icone della storia dell’arte, come è un suo ciclo di lavori, Presente storico.

Nella mostra Imprimatur, a fine anni Novanta, con la fotocopiatrice aveva storicizzato un giorno dei giornali di tutto il mondo, mettendo in evidenza quell’universo di informazioni facile al perdersi, un insieme di parole, segni, figure che raccontavano il presente di quel momento.

L’arte deve avere una forza etica. Un invito, il suo, a non cercare solo l’estetica, ma a guardare il proprio tempo, il presente, a fissare la memoria come valore fondante della nostra esistenza.

 Nel video alcune immagini della sua ultima mostra, Mitografie, presso la Fondazione Marconi.

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