La rappresentazione della natura

Milano, Porta Romana, studio di Giovanni Frangi (Milano, 1959).

L’artista ha illustrato, nel corso del nostro incontro, alcuni dipinti realizzati, partendo dal significato che per lui riveste il colore, e delle tecniche artistiche che utilizza.

Il rapporto con un fruitore è uno dei punti toccati durante la conversazione, un fruitore non necessariamente esperto di arte, che sa però riconoscere l’intensità di un’opera.

Frangi dipinge, da diverso tempo, cicli e installazioni pittoriche che creano “ambienti”, situazioni attinenti alla natura, tema che indaga da anni e che è il filo conduttore del suo lavoro.


Per cogliere il senso del suo lavoro sono eloquenti alcune parole tratte da un testo di Massimo Recalcati, psicoanalista lacaniano, e critico lettore dell’opera dell’artista:

“Se nel corso degli anni Ottanta Frangi si afferma come un pittore del colore, riattualizzando in modi originali la grande lezione storica dell’espressionismo, alcuni sviluppi più recenti del suo percorso mostrano una tendenza personalissima al monocromo, come nella grande tela Notte e successivamente dal ciclo Nobu at Elba (…) Questo non significa abolire il colore, quanto piuttosto esplorarne le zone più profonde, meno garantite, il bordo sottile e incerto che lo separa dalla sua assenza”.

Massimo Recalcati, Il Miracolo della forma

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