luca vitone

“Sistemare il mondo al mondo”

Luca Vitone, incontrato nel suo studio a Milano, riflette su una frase di Alighiero Boetti per sintetizzare la pratica di un artista: ragionando su se’ stesso, sui materiali e sul linguaggio utilizzato l’artista cerca di creare qualcosa di nuovo che porti ad una riflessione, per arrivare a possibili risposte.

Luca Vitone (Genova, 1964) vive a Berlino. A Milano è stato per diversi anni, ha ancora lo studio pieno di libri e si percepisce la sua presenza, nonostante ora sia di passaggio (in occasione della chiusura della sua mostra Non siamo soli, edizione Elèuthera con scritti di Franco La Cecla).

“Creare è qualcosa di più intenso rispetto all’auto-riflessione e alla consapevolezza”, temi dei quali si è parlato nell’intervista, ma anche delle dinamiche di pensiero e della realizzazione dei suoi progetti. Spesso collabora con antropologi, urbanisti o specialisti in settori diversi: Maria Candida Gentile, una profumiera, “un naso”, lo ha coadiuvato nella realizzazione dell’opera per la Biennale 2013 incentrata sul tema dell’invisibilità, Per l’eternità, un lavoro sulle polveri nocive, conseguenza delle pratiche edilizie, l’eternit.

La sua pratica artistica, iniziata negli anni Ottanta, si concentra sull’idea di luogo e ci invita a rivedere ciò che è acquisito o conosciuto attraverso l’arte, le mappe, la musica, il cibo. Il suo video, girato a Casale Monferrato racconta di come l’amianto ha trasformato un luogo, ritenuto decenni fa fonte di ricchezza e di “progresso”, con drammatiche conseguenze.

I monocromi, sempre realizzati con polveri e pigmenti (derivati dalla vita quotidiana come polveri, ceneri…) , sono anch’essi metafora di quella che è stata la parabola modernista del Novecento.

Anche il suo sito è un’opera: lucavitone.eu dove riflette sull’idea di controllo attraverso il web. Si vedono l’ora e le sue coordinate geografiche se Luca decide di attivare il cellulare. Noi pensiamo di essere liberi….

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