Milano, studio di Marco Andrea Magni (Milano, 1975).
Studi a Brera e un master in Tecniche di organizzazione e comunicazione delle arti visive. Allo IUAV di Venezia ha seguito seminari di filosofia con Giorgio Agamben e di storia dell’architettura con Roberto Masiero, di arte visiva con Remo Salvadori.
Preferisce definirsi scultore, ama la filosofia e in particolare i filosofi morali, adora il buon cibo e visitare mostre e inaugurazioni che vede come “convivio”, momenti di scambio, dove si percepisce un senso di vitalità che dovrebbe essere ripreso.
Le opere che realizza sono superfici sensibili, magnetizzate e vibrate che necessitano di essere avvicinate, toccate e annusate, come i pannelli di incenso pigmentato che si mimetizzano nello spazio: tavole attitudinali, superfici aperte allo spettatore che svelano il colore di superficie.
Lo studio per lui non è necessariamente un luogo fisico. Gli serve per lavorare e per esporre i lavori, per capire se sanno andare avanti da soli, ma un progetto può prendere vita anche a un tavolo di un bar o realizzarsi secondo altre modalità in studi più professionali, dove può interfacciarsi con altre persone.
Il concetto di incontro con le persone, non solo dei materiali, è spesso presente nella sua narrazione: “opere come indizi di corpo”.
“Puntuale, estroflesso, dispettoso”: utilizza questi termini per definire il suo lavoro e se’ stesso.
L’architettura e il paesaggio sono epicentri di una sua costante interrogazione.
“Come quando stai bene con una persona e non hai bisogno di parlare, la stessa cosa è la convivenza con un’opera, con una scultura o un dipinto, qualcosa che ti fa compagnia, o ti dà energia”.
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