Federico Gori in studio TalkingArt

Federico Gori (1977) ha lo studio a Quarrada (Pistoia). Il tempo è a fondamento della sua pratica artistica, un tempo fisico connesso sempre ai materiali che utilizza: carte, rame, legni sui quali agisce il tempo in base a un concetto di entropia che è insito nel suo lavoro, un processo che mette in atto per controllare qualcosa che è incontrollabile, una trasformazione dei materiali organici che assecondano processi di metamorfosi.

“Lo studio è il mio luogo, una caverna dove mi piace molto rifugiarmi. Tutti gli stimoli che arrivano dall’esterno ho bisogno di portarli in un luogo fisico interno. Non c’è scissione tra tempo della vita e tempo dell’arte.”

Il progetto Solaterra, iniziato nel 2016, ha preso ispirazione dagli studi di uno scienziato britannico sulla mappatura del pianeta. Si tratta di cartografie organiche, a tutti gli effetti degli “autoritratti”, perché ogni segno tracciato a china dall’artista su queste mappe è indicativo di un respiro, un battito del cuore. Una sorta di meditazione, o di mantra. Il tempo organico trasportato sulla carta, il tempo dell’esperienza che diventa segno, un cambiamento fisico che è metamorfosi nel lavoro. In questo lungo progetto ci sono confini mobili, livelli di percezione sul pianeta che comprendono vuoti e pieni, e non è contemplata la presenza dell’uomo: Solaterra. E il vuoto è parte essenziale della sua pratica artistica: “il vuoto è essenza”, racconta, come anche di essere affascinato dalle architetture di Tadao Ando.

Lo studio di Federico Gori ha più vani: lo studio nel quale è stata realizzata l’intervista e due stanze dove sono esposti altri progetti realizzati: le opere su rame, materiale sensibile ai mutamenti, che interagiscono con fossili e piante estinte, e grandi pannelli di cortecce di legno. Sempre un tempo organico, fisico, circolare.

Durata del video: 9:30

Si ringrazia Marina Dacci, presente all’incontro.

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