Matteo Pizzolante. La superficie della scultura

Matteo Pizzolante in studio. www.talkingart.it

Armenia Studio, Milano, quartiere Bovisa: gli spazi sono parte del complesso dove si trovava Armenia Films, uno dei primi studi di produzione cinematografica italiana, dove si sviluppavano pellicole cinematografiche nel periodo del dopoguerra e poi divenuto, negli anni, una serigrafia industriale. L’Associazione Culturale Armenia Studio è stata fondata nel 2021 e attualmente ne fanno parte gli artisti Pietro Catarinella, Margaux Bricler, Matteo Pizzolante, Andreas Zampella, Judith Neunhäuserer e Mirko Smerdel. Il nome è rimasto per mantenerne memoria del passato.

Matteo Pizzolante (Tricase, 1989) è il primo ad essere intervistato e a parlare non solo dei suoi progetti e modalità di lavoro, ma a presentare questo spazio condiviso: sette atelier, una cucina e una project room concepita come luogo di scambio e condivisione, dove presentare anche progetti di artisti provenienti dall’esterno.

Prima domanda: cosa rappresenta lo studio per te? “E’ luogo di lavoro, luogo di ideazione e produzione. Non mi immaginerei in uno studio da solo, il confronto è importante (…)”.

Matteo si definisce scultore. Racconta della sua formazione, della laurea in Ingegneria edile e degli studi all’Accademia di Brera, di come realizza le sculture partendo dalla progettazione in 3D – il rapporto con lo spazio- in una ibridazione di tecniche; la ricerca sul corpo dell’immagine avviene in una serie di passaggi per la trasformazione dal digitale all’analogico e in modalità installativa. Affascinato dalla contaminazione tra la realtà e la rappresentazione virtuale, le sue immagini sembrano prendere forma dal processo che mette in atto, come se riemergessero ricordi.

Sul concetto di responsabilità l’artista ha spesso un confronto con competenze diverse, come ad esempio la collaborazione che ha avuto con alcuni ricercatori sul problema della xylella, batterio che ha coinvolto gli uliveti in Puglia, in un dialogo aperto con un pubblico differente da quello dell’arte.

Durata del video 5:30

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